Il
Nepal è una repubblica federale democratica dell'Asia meridionale
con circa 30 milioni di abitanti, la cui capitale è Katmandu.
Confina a nord con la Cina (Tibet) e a sud con l'India ed è uno
stato senza sbocco al mare. Il territorio dello stato himalayano, è
prevalentemente montuoso e presenta un dislivello notevole (da 80 a
8.848 m). La capitale Kathmandu è situata a circa 1.350 m
d'altitudine, con una popolazione di 850.000 abitanti. L'area si
estende nella cosiddetta Valle di Kathmandu, corrispondente all'alto
bacino del fiume Bagmati. La città di Pokhara invece, situata nella
regione centrale ai piedi del massiccio dell'Annapurna, con i suoi
200.000 abitanti è il secondo agglomerato urbano nepalese e precede
poche altre città che superano i 100.000 abitanti (Dharan, Hetauda,
Butawal, Biratnagar e Birganj). Circa la metà della popolazione del
paese vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno. Pur
essendo uno Stato di dimensioni medio-piccole, il Nepal presenta una
notevole varietà di climi ed ambienti naturali, comprendendo
territori che spaziano dalla pianura del Gange alla catena montuosa
dell'Himalaya. Tre dei quattordici "ottomila" del pianeta sono
interamente compresi in territorio nepalese: il Dhaulagiri,
l'Annapurna ed il Manaslu. Altri quattro sono invece condivisi con
la Cina: l'Everest, il Lhotse, il Makalu ed il Cho Oyu. Infine il
massiccio del Kangchenjunga è condiviso con l'India. Numerose altre
vette superano i 7.000 metri.
(fonte Wikipedia)
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KATHMANDU
(21)-15/09/2017
aereo Chengdu-Kathmandu:
Dopo 11.000 km in treno, torno a prendere l'aereo per
lasciare la Cina ed approdare a Kathmandu in Nepal. La
prima parte del volo non riserva particolari emozioni
mentre, dopo lo scalo tecnico a Lhasa in Tibet, si apre
la splendida vista sugli ottomila dell'Himalaya. Dalle
nuvole spunta la cima più alta del mondo, l'Everest, ed
altre vette che delimitano i confini tra Cina e Nepal.
Essendo in leggero anticipo, rispetto all'inizio della
stagione favorevole per i trekking, mi fermo 15 giorni a
Kathmandu, con l'intento di dedicarmi alla corsa. La
capitale del Nepal si trova a 1.300 mt. di altitudine e
confido di trovare buone condizioni, aria fresca e
percorsi immersi nel verde. La realtà e' ben diversa, le
temperature intorno ai 28° sono condizionate da
un'umidità' elevata, l'inquinamento e' alle stelle e la
polvere ti avvolge in tutte le strade cittadine non
asfaltate. Mi sembra di essere ritornato in India con
immondizia ovunque, odori nauseanti, traffico
indisciplinato, cani e mucche per strada e la pessima
abitudine di sputare in terra, sia uomini che donne. A
parte qualche luogo di culto, il resto e' desolante,
stradine strette, confusione, gente che in continuazione
si avvicina e chiede soldi o ti offre droga. Ne ho viste
di città ma penso che Kathmandu sia la peggiore e lo
dico pur avendo scelto l'albergo in Thamel, la zona più
bella e frequentata dai turisti. Kathmandu nel 2015 e'
stata colpita da un violento terremoto con migliaia di
vittime ed i segni si notano in particolar modo nella
parte storica ed in Durbar Square. Questo patrimonio
mondiale dell'Unesco ha subito danni incalcolabili ai
suoi palazzi storici ed il crollo della torre Dharahara
ha causato la morte di 180 persone. In quei giorni oltre
al dramma si e' vissuto anche il problema della
cremazione di tutti i cadaveri, cerimonia induista, che
coinvolge il 90% dei Nepalesi. Sono stato a
Pashupatinath, il tempio sacro indu sulle rive del fiume
Bagmati, dove giornalmente avvengono le cremazioni. Il
ragazzo che mi ha fatto da guida, mi ha raccontato che
nel post terremoto, a fatica son riusciti a cremare
circa 300 cadaveri al giorno, quando mediamente si
arriva a 100. Assistere alla cremazione non e' semplice,
sono momenti forti che ti restano impressi, per come la
funzione si svolge e per le immagini crude che scorrono
sotto i tuoi occhi. Per entrare nella zona funeraria si
paga il biglietto ed e' consentito scattare fotografie,
cosa che contrasta molto con le nostre abitudini.
Accompagnato dalla guida che mi spiega nei dettagli il
rito della cremazione, decido di riprendere le varie
fasi, per poi modificare le foto oscurando la faccia.
Secondo la credenza induista della
reincarnazione, quando il corpo muore l’anima
deve cercare di dimenticare il più in fretta possibile
l’esistenza appena terminata e trovare un nuovo corpo,
ed e' per questo che si fanno cremare entro 24 ore dal
decesso.
Al rito non sono ammesse le donne per paura che piangano
o che si lascino andare a grida, cosa ritenuta mal
augurante per il defunto.
Il corpo viene avvolto in sudari arancioni e per prima
cosa avviene la purificazione sulla riva del fiume, con
il lavaggio dei piedi e della faccia. Successivamente
viene trasportato su barella di bambù fino al ghat, dove
e' stata preparata la pira in legno. Una volta adagiato
il corpo sulla pira, inizia un rituale ben preciso,
tenuto dal figlio maggiore a piedi scalzi seguito dal
versamento delle offerte prima dell'accensione del
fuoco. Il primo pezzo di legno ardente viene appoggiato
sulla bocca del defunto e quindi si procede con fasci di
paglia a far prendere fuoco alla pira. Fino a quando le
fiamme non si sviluppano, la faccia resta scoperta, solo
successivamente si passa alla copertura completa del
corpo con paglia. Il tempo necessario per la cremazione
e' di circa 3 ore ed il legno di sandalo unito ad aromi
naturali, contribuisce a non diffondere odori
sgradevoli. Quando ormai il tutto e' ridotto in cenere,
viene gettata abbondante acqua che cade nel fiume e si
porta via il tutto. In segno di lutto i parenti vengono
rasati a zero e per un anno son sottoposti a
restrizioni, come il divieto di mangiare carne. Cosa che
stupisce, oltre naturalmente a tutta la sequenza
crematoria, e' l'assoluto silenzio e la compostezza dei
presenti, pur di fronte ad un lutto recentissimo. Altra
immagine per noi contrastante, e' la presenza di un
tempio con raffigurate tutte le pose del kamasutra.
Lasciato il fiume Bagmati e le forti sensazioni, molto
più leggere le visite alla stupa Buddhista Shree
Boudhanath, patrimoio dell'Unesco ed al tempio Swayambhu,
dalla cui collina si vede tutta Kathmandu. Con la corsa
ho avuto esperienze traumatiche per lo smog, il caldo,
l'umidità' e percorsi con traffico pauroso, immersi in
una coltre di polvere da non poter respirare. Ho provato
ad uscire a tutte le ore, dalle sei di mattina fino al
pomeriggio, ogni volta rischiando di essere investito o
morsicato dai cani. Finalmente arriva il primo di
Ottobre e vado ad ossigenarmi con un lungo trekking di
21 giorni nella zona Himalyana, con partenza dai 1905 mt.
di Jiri. Dopo 15 giorni si arriva ai 5486 mt. del
Everest Base Camp e prima del ritorno a Lukla, vista
sugli ottomila del Makalu e del Lhotse.
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TREKKING EVEREST BASE CAMP
01/10/2017
Jiri -
15/10/2017
Gorakshep:
Come affrontare il trekking EBC non e' stata un'opzione
semplice, avendo però la fortuna di decidere il da
farsi in Kathmandu, ho lasciato poco spazio a dubbi e
perplessità. Come itinerario scelgo di partire da Jiri,
luogo non convenzionale, considerato che la quasi
totalità delle persone, partono da Lukla. I km superano
i 200, il dislivello i 10.000 mt. e servono almeno 21
giorni, se si ha un buon passo. Viste le esperienze
sudamericane e la paura di trovare gruppi lenti, decido
di prendermi una guida e intraprendere questo lungo
trekking da solo. La scelta e' stata anche dettata dalla
consapevolezza di non poter correre in queste 3
settimane, pertanto punto a mantenere un battito alto e
terminare con
un buon potenziamento muscolare. Il primo giorno prevede
il viaggio in bus da Kathmandu a Jiri, 11 ore terribili
su un catorcio pubblico, strapieno all'inverosimile. I
km son solo 180 ma tutti su strade di montagna non
asfaltate, con buche enormi e strapiombi da brividi. Mai
più una cosa del genere, l'incubo di questo viaggio non
giustifica il basso costo, meglio una jeep privata,
anche a cifre spropositate. Jiri e' una piccola frazione
a 1905 mt, ultimo avamposto motorizzato con strade
coperte di fango ed una verde vallata. La guida Sambooch,
si occupa di contrattare la stanza per la notte, prassi
giornaliera non avendo nessuna prenotazione. A quote
relativamente basse, il tempo non e' dei migliori, i
nuvoloni coprono le cime delle montagne e la pioggia
arriva puntuale a ridosso di mezzogiorno. I sentieri che
affrontiamo, collegano le varie frazioni sperdute e gli
unici mezzi di trasporto sono gli asini, con cui
condividiamo l'angusto spazio. Tutti questi gruppi di
case, si son trasformate in accomodation ed oltre a
camere private o condivise, offrono la possibilità di
mangiare con menu alla carta. Questa prima parte di
trekking, poco frequentata, si rivela economica e senza
problemi di alloggio e posso tranquillamente scegliere
la mia stanza privata con vista sulle montagne.
Pernottiamo a Deurali 2705 mt, Sete 2400 mt, Junbesi
2675 mt, Nunthala 2200 mt, Bupsa 2350 mt e Surkey 2400
mt, toccando il punto più alto a Lamjura pass, 3500 mt.
La foschia non permette di vedere il primo ottomila, il
Chooyu, mentre gli altri massicci sono ancora lontani.
Dopo una settimana con angoli suggestivi e poche
presenze, incrociamo il sentiero che arriva da Lukla e
ci immettiamo nel tratto classico, che in 14 giorni
permette di arrivare all'Everest Base Camp e
ritorno. Ora si vedono gruppi allineati che salgono e
scendono, l'altimetria che aumenta, prezzi sempre più
alti e gli yak (bue tibetano), che prendono il posto
degli asini. Tutto si trasforma in business, nelle
camere spariscono le prese di corrente e se si vuol
ricaricare il cellulare, alla reception si paga
mediamente 3 euro l'ora. In compenso salendo di quota,
il cielo si apre ed inizia una visione celeste, limpida
e con le prime cime innevate. Ci fermiamo altre notti a
Monjo 2855 mt, villaggio che segna l'ingresso nel
Sagarmatha National Park, Namche Bazar 3405 mt,
pittoresca località con viuzze animate da locali,
Pangboche 3900 mt, quattro case e oasi di tranquillità,
Dingboche 4350 mt circondata da cime innevate e vista
sul Lhotse e Lobuche 4930 mt. dove c'e' la piramide
scientifica e tecnologica italiana del CNR. Oltre i
quattromila il paesaggio cambia, la vegetazione lascia
spazio agli arbusti, i sentieri sono prevalentemente
ghiaiosi con gradoni in pietra e l'aria frizzante e'
mitigata solo in presenza del sole. Le nottate nelle
stanze sono sempre fredde, gli infissi non garantiscono
protezione e dormo con 2 coperte infilato nel sacco
lenzuolo in seta, acquistato in Nuova Zelanda. La mia
condizione fisica e' ottimale, non sento l'altitudine e
salgo con passo veloce mentre Sambooch inizia ad
accusare problemi di stomaco.
16/10/2017
Area Everest - 21/10/2017 Lukla:
L'ultimo villaggio che si incontra prima dell'Everest
Base Camp e' Gorakshep a 5180 mt, in assoluto il più
caro di tutto il trekking. In poco più di un'ora si
raggiungono i 5364 mt del campo ai piedi del ghiacciaio
Khumbu, da dove partono le ascensioni ai 8848 mt. della
cima più alta del mondo. Qui il violento terremoto che
ha colpito il Nepal, ha innescato una valanga staccatasi
dal monte Pumori causando la morte di una ventina di
alpinisti. Dal campo base, la cima dell'Everest si
scorge a malapena e per avere una visuale migliore si
deve ridiscendere a Gorakshep ed affrontare i 5643 mt.
del Kala Patthar. La magnifica giornata regala splendide
immagini sulle più belle montagne del mondo con ben 3
ottomila racchiusi in un fazzoletto, l'Everest, il
Lhotse e il Nuptse. Soddisfatti per la vista impagabile,
iniziamo la discesa verso Lukla con pernottamento a
Pheriche, 4371 mt, dove nel piccolo ospedale Sambooch
ricorre alle cure per il perdurare dei dolori allo
stomaco, quindi Pangboche 3900 mt e Namche Bazar 3405 mt.
Arrivati a Lukla 2886 mt. scorgiamo il piccolo
aeroporto, dove di mattina presto ci imbarcheremo per un
viaggio di trenta minuti verso Kathmandu. La piccola
pista, in discesa, termina a strapiombo e mette ansia a
tutti ma per fortuna l'aereo prende il volo rapidamente
e tutto finisce nel migliore dei modi. Bellissima
esperienza tra montagne da sogno, in un contesto di vita
a noi lontano, dove il progresso non ha ancora intaccato
queste splendide vallate e la gente si affida agli
animali ed agli sherpa per ogni forma di trasporto.
Ottima la mia scelta di non aggregarmi a gruppi,
purtroppo sono in tanti che affrontano questo trekking
senza un minimo di preparazione e condizionano gli altri
con lunghe soste ed interminabili trasferimenti. Torno a
Kathmandu per un paio di giorni, prima di iniziare il
trekking Annapurna Circuit e Base Camp, per altri 18
giorni. La sera prima di trasferirmi a Pokhara, sono a
cena con amici e vengo raggiunto da una comunicazione di
mia figlia Francesca che angosciata mi dice che il
marito Luca, e' in sala operatoria per un grave problema
cardiaco. Dopo una nottata insonne, decido di rientrare
in Italia prima possibile, non riesco a continuare il
viaggio dopo un fatto così
grave. Riesco a spostare il trekking Annapurna al
10 novembre e trovo un volo su Milano per il 27 ottobre
e rientro a Kathmandu il 06 novembre. Lascio metà del
bagaglio in albergo con la speranza che Luca venga
dimesso il prima possibile e che le sue condizioni non
destino preoccupazioni.
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TREKKING ANNAPURNA CIRCUIT
10/11/2017
Beshishahar -
18/11/2017
Tatopani:
Dopo dieci giorni in Italia,
rientro in Nepal felice per aver trovato Luca in buone
condizioni, anche se la paura e' stata tanta. Sosta
breve a Kathmandu e subito mi sposto in bus a Pokhara,
base logistica per tutti i trekking nell'area
dell'Annapurna. Come per l'Everest, decido di prendermi
una guida ed affrontare il percorso con un buon ritmo,
per sopperire all'astinenza da corsa. Con Pasang
raggiungo Beshishahar in public bus, da dove inizia il
Trekking Annapurna Circuit. Si parte da quote molto
basse, 760 mt. e passando tra coltivazioni di riso e
villaggi fioriti, raggiungiamo le Tea House a
Ghermu (1500 mt), Dharapani (1860 mt) e Ducurpukari
(3100 mt), dove pernottiamo le prime tre notti. Le
giornate sono bellissime, cielo azzurro, sole e
temperature gradevoli, fanno risaltare un paesaggio
fantastico, con le innumerevoli cascate ed il fiume che
taglia la valle. In lontananza spunta il primo ottomila,
il massiccio del Manaslu (8163 mt). Nota dolente il
percorso, prevalentemente su carrabile polverosa che
diventa insopportabile al passaggio di jeep e moto. Per
fortuna questa stortura termina a Manang (3540 mt) dove
l'omonima valley libera l'orizzonte su Annapurna I (8091
mt), Annapurna II, III e IV (7525 mt), Gangapurna (7455
mt) e Tilicho Peak (7134 mt). Da qui si percorrono
sentieri di montagna che salgono progressivamente e
regalano immagini uniche, con le vette imbiancate ed il
paesaggio contrassegnato da arbusti ed assenza di
alberi. Il sentiero molto stretto ci porta a Thorong
Phedi (4450 mt) dove un ripido ghiaione si inerpica fino
a Throng High Camp (4800 mt), che ricorderò per la
sistemazione spartana e la notte freddissima. Al mattino
partiamo spediti per arrivare al passo Thorung La (5416
mt), prima che le nubi offuschino il panorama che spazia
sul Mustang e sul Dolpo, zone per trekking mozzafiato
dove si entra solo con permessi speciali al costo di 50
dollari al giorno. Anche se il cielo e' limpidissimo,
l'aria frizzante abbassa la temperatura corporea e dopo
le foto di rito, scendiamo nella Kall Gandaki valley con
molta attenzione per il sentiero ghiaioso e scivoloso.
Vallata molto bella con il fiume che fa da confine con
il Mustang, che purtroppo posso solo fotografare. Il
grazioso paesino di Muktinath (3795 mt) ci porta ancora
sulla carrabile, che inizialmente e' asfaltata ma poi
riprende ad essere sterrata e polverosa. Per arrivare a
Jomsom (2700 mt) nel distretto di Mustang, inizialmente
passiamo da alcuni piccoli villaggi con architetture e
monasteri prettamente in stile tibetano, essendo non
lontano dal confine e successivamente ci addentriamo nel
letto del fiume Kall Gandaki, in secca pre-invernale. A
Jomsom termina il trekking Annapurna Circuit ed in bus,
ci trasferiamo a Tatopani con un viaggio allucinante di
6 ore per 46 km. Nel complesso l'Annapurna Circuit si e'
rivelato più accessibile rispetto all'Everest Base Camp
e difatti e' il trekking per eccellenza in Nepal, ma non
mi ha entusiasmato se non per i colori della natura che
in questo periodo autunnale e' splendida. Lunghi tratti
su carrabile tolgono il fascino alla montagna ed in
alcuni trasferimenti non vedi l'ora di arrivare a
destinazione, sensazione mai provata all'Everest Base
Camp.
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TREKKING ANNAPURNA BASE CAMP
19/11/2017 Tatopani - 25/11/2017
Pokhara:
Dopo la notte nel bel resort di
Tatopani, si parte dai 1189 mt. e si sale gradatamente
fino a Ghorepani, 2853 mt. Si entra in un contesto
diverso, villaggi sperduti collegati da sentieri di
montagna, pendenze non da poco, gradoni a non finire e
vista su tutta la catena dell'Annapurna. Lo spettacolo
vero ed indimenticabile si ha però il giorno dopo a Poon
Hill (3232 m) con il Dhaulagiri (8167 m), Annapurna I
(8091 m), Annapurna II (7937 m), Annapurna III (7855 m),
Varaha Shikhar (7847 m), Annapurna South (7219 m). Una
lunga discesa nella boscaglia ci porta a Ghandruk (1950
mt) e quindi saliscendi verso Sinuwa (2100 m) e lungo
trasferimento fino a
Machhapuchhare Base Camp (3820m).
Percorso impegnativo con gradoni e
scalini da far paura, non si contano più, buono per me
che li affronto a buon ritmo e sicuramente avrò benefici
a livello muscolare. Al mattino solita partenza alle
8.00 e velocemente raggiungiamo l'Annapurna Base Camp
(4170 m) dove una magnifica giornata e cielo azzurro, fa
da sfondo alle bianche vette. Foto di rito, pausa
contemplativa ed ammirazione per lo splendido panorama e
poi giù velocemente per saltare tutto il programma e
passare la notte ancora a Sinuwa. Pasang si dimostra
un'ottima guida, conosce tutte le montagne ed ha un bel
passo, non molla mai. Siamo praticamente in
vantaggio di due giorni su un itinerario già tirato in
fase di programmazione ed allora decidiamo di concederci
una notte a Lwang per poi scendere a Phedi in breve
tempo ed arrivare in taxi a Pokhara prima di
mezzogiorno. Terminiamo il trekking comunque con un
giorno di anticipo e francamente mi sta bene. Tra
Everest e Annapurna son stato in quota per quasi 40
giorni, ho visto posti splendidi e non ho mai avuto
problemi. L'Annapurna Circuit non mi ha entusiasmato, il
Base Camp mi e' piaciuto per i sentieri di montagna, i
bei villaggi ed i panorami mozzafiato. Non dimenticherò
facilmente i gradoni e gli scalini, ipotizzare 50.000
non e' azzardato, a volte non avevano fine. Secondo me
Everest resta il top, si sta molto di più in quota, e'
montagna vera dove non si vede un mezzo motorizzato
dall'inizio alla fine e poi l'immagine ravvicinata di
tre ottomila come l'Everest, Il Nuptse ed il Lhotse,
penso non abbia eguali al mondo.
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POKHARA
(22)-25/11/2017 Pokhara:
Terminato l'Annapurna mi fermo a
Pokhara, per iniziare la preparazione in vista della
Boston Marathon 2018. Dal 01 Giugno, data di inizio di
questo viaggio, ho messo nelle gambe solo 390 km, con
lunghe pause tra Ottobre e Novembre, dedicati ai
trekking Everest ed Annapurna. In compenso ne sono
uscito con un ottimo potenziamento e tanta voglia di
dedicarmi esclusivamente alla corsa. Pokhara si trova a
800 mt. slm sulle sponde del lago Phewa e con 260 mila
abitanti, e' la seconda città per importanza del Nepal.
Distante 200 km da Kathmandu e' la meta preferita dai
turisti, per ricezione alberghiera, bar e ristoranti,
che a prezzi modesti offrono una qualità superiore
rispetto alla capitale. Gode inoltre di un clima
invidiabile con bassa umidità, tenore di vita buono e
tante attività oltre al trekking. E' patria del
parapendio grazie al monte di Sarangkot, che con 1500 mt
diventa punto di partenza ideale, con vista favolosa
sugli ottomila del Dhaulagiri e del Manaslu, oltre alle
vette dell'Annapurna. E di questo spettacolo ne godo
anch'io la Domenica, che dedico ad un'uscita rilassante
di 26 km partendo dall'albergo. Sono 10 km di salita su
un sentiero sconnesso che attraversa piccoli borghi,
vista impagabile sul lago e quando si arriva in vetta,
emozione grandissima nel vedere tutta la catena
dell'Himalaya. In due settimane ho inanellato 200 km,
con buoni riscontri dal punto di vista muscolare e
qualche uscita anche a buon ritmo. Rimango in Nepal fino
alla scadenza del visto di 3 mesi e lo lascio con un
pizzico di tristezza, alla volta di Hong Kong. Mi
rallegra il fatto che arriverà mio figlio Marco e
successivamente ci sposteremo a Shanghai e Pechino. Dal
12 Gennaio inizierò la preparazione vera per Boston e
voglio ripetere l'esperienza dello scorso anno, quando
decisi di fermarmi a Ushuaia, in Terra del Fuoco. Quando
si viaggia e' inevitabile che si penalizzi la corsa e
non e' possibile seguire un minimo di programma, vuoi
per i lunghi trasferimenti, l'impossibilita' di correre
in città metropolitane e naturalmente tour o escursioni
varie. Alla ricerca di località con clima sui 20 gradi e
tasso di umidità accettabile, avevo ristretto la cerchia
tra Nuova Zelanda e Costa Rica, ideali anche se fuori
budget. Ora però, dopo l'esperienza a Pokhara, decido di
fare base nella cittadina lacustre e quindi rientrerò in
Nepal a Gennaio, ancora per 3 mesi. I percorsi non
privilegiano uscite a ritmo ma non ne faccio un
problema, mi godrò le uscite domenicali e lo spettacolo
di Sarangkot, il clima ideale, il bell'albergo con
balcone vista lago, gli ottimi ristoranti internazionali
e le passeggiate sul Lakeside. E fattore non da poco,
economicamente la differenza e' enorme, mi permetterò
tutto questo con metà della mia pensione.
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