L’ultima
mia maratona risale al 23 Maggio 2013 a Riga, in Lettonia, finita a
ridosso delle 4h30’. Ne son seguiti 28 mesi di pausa ed un timido
risveglio sulle isole Fiji, per preparare in 3 mesi la mezza di
Melbourne 2015, finita inaspettatamente in 1h41’. Sull’onda
dell’entusiasmo continuo a tenermi vivo sulle ciclabili
dell’Australia e della Nuova Zelanda, fino a quando approdo in Sud
America. Complici i continui spostamenti e l’assenza di percorsi
adatti per correre, mi fermo ancora 5 mesi, pur mantenendo un buon
tono muscolare per i numerosi trekking oltre i 4000 mt. nelle Ande
Boliviane e Peruviane. Ad agosto 2016 a Cuenca in Ecuador, trovo una
bellissima ciclabile e non perdo occasione per rimettere le scarpe
da corsa e far scattare la molla della ripartenza. Mancano 7 mesi al
rientro in Italia e mi balena l’idea di festeggiare la fine del mio
primo giro del mondo, con una bella maratona. Mi butto sul web e per
caso trovo che Terramia ha ancora disponibile qualche pettorale per
la London Marathon. E’ una delle grandi maratone che mi mancano e
non me la lascio sfuggire, pur consapevole dei problemi che avrò per
allenarmi. Mi gioco il tempo di 4h30’ ed inizio a corricchiare ben
sopra i 6’ al km. penalizzato dall’altitudine che mi causa problema
respiratori. Fino a Natale son abbastanza constante ma e’ da fine
Gennaio, quando arrivo in Patagonia, che comincio a spingere e
ritrovare stimoli e voglia di soffrire. Sono ormai orientato solo
sulla corsa ed In Tierra del Fuego decido di fermarmi un mese ad
Ushuaia, città più a sud del mondo, con temperatura tra 8 e 12
gradi, assenza di umidita’ e clima ideale per allenarsi. In 30
giorni inserisco 470 km lavorando solo sul ritmo gara con lunghi a
4’50’ di media, arrivando a 36 km 20 giorni prima della maratona. Le
buone sensazioni mi dicono di puntare ad un finale sotto le 3h30’,
risultato che mi manca da ben 6 anni. Arrivo a Londra Giovedi 20
Aprile in assoluta libertà e la mattina dopo mi reco all’expo per
ritiro pettorale. L’ExCel London e’ un immenso centro conferenze e
mostre, che ha ospitato diverse gare al coperto alle olimpiadi del
2012. In un attimo mi viene consegnato il pettorale numero 60733, la
sacca per indumenti e separatamente, il chip che e’ da legare alla
scarpa. Espletato il rituale inizio a curiosare nei tanti stand che
riempiono l’area e mi documento sulle ultime novita’ nel mondo del
running. In città la temperatura e’ sotto i 15 gradi e si nota una
certa umidita’ in particolar modo al mattino, con il cielo coperto.
Solo al Sabato pomeriggio la giornata si apre, il sole illumina i
bellissimi palazzi del centro e la temperatura si alza. La Domenica
mattina sveglia presto ed alle 7:00 il bus di Terramia ci porta alla
partenza a Greenwich Park, famoso per il passaggio del meridiano 0.
Organizzazione spettacolare, grandi tensostrutture per cambiarsi al
coperto e rilassarsi prima della partenza, centinaia di bagni
chimici, distribuzione di bevande calde, acqua a volontà e consegna
sacche indumenti velocissima. Ci sono diverse partenze, le donne
alle 9:15, i top maschi alle 10:00 ed a seguire la massa divisa per
settori blu, rossi e verdi. Ci incanalano in una strada stretta,
nelle gabbie in base al tempo dichiarato, io sono nella numero 8
settore blu, davanti il mondo e dietro solo la parte con i costumi
piu’ bizzarri. E qui mi mangio le dita per aver scelto un tempo
finale lontano dalla mia attuale condizione. Quando alle 10:00
scattano i top, iniziamo a muoverci piano verso il fronte partenza,
rigorosamente separati e finalmente alle 10:10 passo sulla striscia
che da il la al rilievo cronometrico. Come in tutte le grandi
maratone vige solo il real time e già questo e’ buono, ma purtroppo
il peggio ha da venire. Partendo nell’ultima griglia, ho una
muraglia davanti, lenta ed ingombrante, difficile da superare. Mi
innervosisco ed inizio a fare slalom con accelerate brevi e
violente, salto su e giu’ dai marciapiedi e sposto abastanza
maleducatamente chi non si scansa. La strada non e’ larga e quando
al 5° km si uniscono anche i rossi, diventa ancora piu’ problematico
superare. Nel frattempo il pubblico diventa sempre più numeroso e si
entra nel vivo della gara con un’atmosfera fantastica, incitamenti a
non finire e Londra che comincia ad intravedersi in lontananza. I
ristori sono frequenti, bottigliette piccole con tappo a scatto
facilitano l’idratazione, quel che manca sono gli spugnaggi,
rimpiazzati però da zone con spruzzi di acqua fredda. Il percorso e’
veloce e nei primi 20 km non offre particolari bellezze
paesaggistiche, lo spettacolo lo riserva il pubblico che riesce, con
il tifo incessante, a coinvolgere i concorrenti ed i “go go fodipe”
sono tra i più gettonati. Facendo quello che non si dovrebbe mai
fare nella maratona, ovvero variazioni di ritmo violento e
decelerate improvvise, passo comunque alla mezza maratona in 1h41’,
in línea con quanto programmato, pur avendo speso molto piu’ del
dovuto. A questo punto si e’ nel cuore di Londra ed e’ bellissimo il
passaggio sul Tower Bridge, illuminato dal sole. La difficoltà nel
superare chi comunque ha un ritmo lento, comincia a scemare dopo il
25° km e purtroppo coincide con i primi sintomi di affaticamento
muscolare, aggravato anche dal sudore che comincia a scendere dai
calzoncini e finisce sui polpacci e nelle scarpe. L’isola dei Cani,
con palazzi moderni e una fiumana di gente vede il serpentone
superare il 35° km ed anche se ho calato volutamente il ritmo, ho
ancora 2 minuti di margine per finire sotto le 3h30’. Si prende il
lungo Tamigi ed un sottopasso al 37° mi tradisce assalendomi
violentemente con i crampi; non sono l’unico, molti li ho gia’ visti
accasciati e doloranti. Io sono un amico dei crampi, mi vengono
sempre a trovare e con passettini brevi e rasenti il suolo riesco a
contrastarli e non fermarmi. Il punto peggiore arriva al 40° km,
quasi in prossimità del Big Ben, proprio dove ero spettatore nella
maratona olimpica del 2012, con i crampi che mi prendono anche
spalle e mani. Non mollo e mantengo comunque i 6’30’’ al km e quando
entro in St. James Park intravedo Buckingham Palace ed il rettilineo
rosso dove e’ posto l’arrivo. Con una emozione fortissima alzo le
braccia al cielo e finisco in 3h36’54’’, grande risultato in una
grandissima maratona. In condizioni normali, con una corsa al
risparmio e partendo con gente al mio stesso ritmo, avrei
sicuramente fatto meglio, ma essere tornato sotto le 3h40’ dopo
Amsterdam 2011 e terminato per la prima volta una maratona da “retired”,
mi ha regalato una grande gioia. Esaltante la prova femminile con il
nuovo record del mondo ottenuto dalla kenyana Mary Keitany in
2h17’01’’ ed avvincente la gara maschile con Daniel Wanjiru
vincitore in 2h05’48’’ che distanzia Kenenisa Bekele di soli 9’’. La
Virgin Money London Marathon e’ veramente una grande maratona, con
39343 arrivati ha il primato mondiale dei classificati ed e’ di
diritto nelle Majors, ovvero le 6 migliori al mondo. Dopo Boston,
New York e Berlino ecco il quarto sigillo, mi restano Tokyo e
Chicago e spero di viverle. Intanto l’appuntamento e’ tra 2
settimane a Praga, la mia 30^ maratona estera.
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GLASGOW - SCOZIA
Lascio Londra al Lunedì ed in aereo mi trasferisco a
Glasgow in Scozia. Non sono mai stato da queste parti e
colgo l'occasione per trascorrere una decina di giorni
tra la maggior città del paese e la capitale Edimburgo.
Glasgow e' carina, il centro vive sulle High Street dove
spicca la lussureggiante Buchanan Street, la via dello
shopping. Molti sono i musei gratuiti ed ha una
universita' istituita nel 1451, in un edificio pazzesco
su una collina proprio di fronte al Kelvingrove Museum.
Oltre ad essere ricordata per i fasti del XVIII° secolo
quando l'universita' divenne importante centro
dell'illuminismo scozzese, ai tempi nostri e' diventata
famosa per essere stata teatro di innumerevoli scene
della saga di Harry Potter. Le temperature fredde a
queste latitudini ed i bellissimi parchi, han
contribuito ad un buon recupero muscolare post maratona,
sapientemente suffragato da ottimi pub con pinte di
birra a non finire.
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EDIMBURGO - SCOZIA
La capitale Edimburgo dista giusto un'ora di treno da
Glasgow. Come si esce dalla stazione si rimane
impressionati dai palazzi che fanno bella vista con il
Castello, emblema e monumento principale di Edimburgo,
che svetta in alto.. Gran bella città, patrimonio
dell'UNESCO, divisa nella parte medievale sulla collina
e la parte in stile Regency dei primissimi 1800. Ogni
angolo riserva emozioni, in particolar modo se si ha la
fortuna di trovare una splendida giornata, che sul Mare
del Nord non e' scontata. Il turismo la fa da padrone e
la visita al Castello, le cui parti più antiche
risalgono al XI° secolo, e' imperdibile. Il palazzo di
Holyrood e la vicina Chiesa di Canongate Kirkyard
alimentano invece la leggenda del fantasma che vaga per
il palazzo e non e' l'unico. I cimiteri ed anche il
Castello pare siano i luoghi più infestati della Scozia,
in una città ricca di misteri e storie intriganti.
Edimburgo ha un tenore di vita alto, e' sicura, con
parchi tenuti magnificamente ed un rispetto oltre la
norma.
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