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Sulla strada di Reykjavik mi fermo 3 giorni a Londra per un evento planetario,
le Olimpiadi. Trovare qualsiasi biglietto è impossibile ma l'obiettivo
prefissato non ne ha bisogno, la maratona si vive nel centro. L'aria che si
respira è magica, le competizioni portano entusiasmo, la gente si sente
coinvolta e la città è a disposizione del comitato organizzatore. La viabilità è
stata trasformata, il presidio di esercito, polizia e volontari è capillare,
ogni 50 metri il servizio di sorveglianza garantisce l'incolumità di atleti e
tifosi. Una massa enorme si è riversata nella capitale, tutto viene fatto al
meglio ma la ressa è inevitabile, la metro si accolla la maggior parte del
trasporto urbano e nei locali ci vuole pazienza prima di ingurgitare qualcosa.
Molti si identificano nei vessilli che orgogliosamente portano e ti accorgi che
i giochi hanno il potere di unire popoli che mai si troverebbero vicini. I più
folcloristici sono i Brasiliani ed i Caraibici, i più anonimi forse gli
Italiani, che un poco di imbarazzo lo sentono dopo il caso Schwazer. Domenica 12
Agosto di buona mattina arrivo a Westminster e cerco una buona posizione proprio
sotto il Big Ben trovandola poco oltre, dove verrà posizionato il cartello dei
40 km. Cercare di andare in St. James Park o verso l'arrivo a Buckingham Palace
è impossibile tanta è la gente oltre le transenne. Tutto il percorso è
completamente delimitato e la scelta di sfruttare i simboli di Londra ed il
centro cittadino, ha portato ad avere un giro piccolo iniziale di 3.571 metri ed
un giro lungo di 12.875, da ripetersi 3 volte. Per il pubblico lo spettacolo è
assicurato, vedere ben 4 passaggi in una maratona Olimpica non so quando
capiterà ancora e per gli atleti un buon aiuto, considerata la partecipazione
chiassosa del milione e passa di persone. E' la prima volta che la Maratona
Olimpica non termina all'interno dello stadio e sui giornali locali è scoppiata
la polemica per la decisione di Sebastian Coe, presidente dell'organizzazione.
Si sostiene che si sia voluto tenere nascosto al mondo il degrado della zona
Olimpica, decentrata in un ex area industriale a Stratford. Per curiosità ci
sono stato, lo Stadio
ed
il villaggio sono cattedrali nel deserto, lontanissimi dal centro e non solo per
la distanza. Tornando alla gara, partenza puntuale alle 11,00 locali e primo
passaggio con gruppo compatto dove si intravede l'azione timida dell'unico
azzurro presente, Ruggero Pertile. Al passaggio successivo, 14 km, si invola il
Keniano Wilson Kiprotich ed ha il passo di chi vuol chiudere in fretta la
partita ma alla tornata successiva l'azione è già terminata e gli Etiopi
controllano la situazione. Ruggero Pertile ha una brutta corsa e denota qualche
problema, speriamo non abbandoni. Al 40° la sorpresa Ugandese Stephen Kiprotich
è solo al comando, spinge nonostante il leggero tratto in salita e va verso la
vittoria. I due Keniani sono più affaticati e pagano una tattica iniziale
suicida, mentre in 13^ posizione passa Ruggero Pertile che mi stupisce per la
ritrovata efficienza ed il buon passo. La prima medaglia Oro all'Uganda, arriva
in questi giochi grazie a Stephen Kiprotich che chiude in 2h08'01'', seguito
dalla coppia Keniana, con Abel Kirui a2h08'27'' e Wilson Kiprotich a 2h09'38''.
Ruggero Pertile, grazie all'ottimo finale, conclude 10° in 2h12'45''.
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