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New York, resta il dubbio se mettere in cantiere subito un’altra maratona o
tirare il fiato un attimo e aspettare Reggio Emilia. Non ci penso molto e mi
metto subito alla ricerca di una gara, anche se i 30 km in Manhattan non mi
aiuteranno ad essere muscolarmente fresco. Scelgo la Maratona del Ticino, in
quel di Tenero - Locarno, dove ci si può iscrivere fino a poche ore dallo start.
Le previsioni danno un tempo pessimo, non ne faccio un problema, mi organizzo
con indumenti per tutte le situazioni e solo soletto, parto in macchina, Sabato
di primo pomeriggio. Non avendo mai visto la parte del Lago Maggiore sul
versante di Luino, opto per l’autostrada in direzione Varese, in modo da
raggiungere la Svizzera costeggiando il lago per 30 km. Scelta più che
azzeccata, ne è valsa la pena. Arrivo al centro sportivo di Tenero sotto un
autentico diluvio e faccio l’iscrizione dopo aver compilato il modulo, fornitomi
da una gentilissima Signora. Pago la quota maggiorata e chiedo dove si ritira il
pacco gara; niente pacco gara, solo maglietta, alla riconsegna del chip. Ma
pensa sti Svizzeri, anche loro al risparmio, manco un accenno di expo, niente da
vedere, solo un rivenditore di scarpe. Per tutta la nottata Giove Pluvio scarica
secchiate d’acqua ed al mattino la situazione non migliora, viene giù
copiosamente. Per la prima volta decido di affrontare una maratona con un bel
giubbino impermeabile, ho ancora il ricordo di Treviso 2009, quando per 42 km,
le condizioni atmosferiche non diedero un attimo di tregua. Partenza fissata
alle 9,15, mi metto in griglia
proprio all’ultimo, dopo aver atteso all’interno
della palestra riscaldata. I primi km si affrontano su una stradina di campagna,
con belle pozze d’acqua che è meglio evitare, per poi dirigersi, dopo
l’undicesimo km, verso Locarno, superando lo strappetto di Minusio. Nella
cittadina
lacustre, si entra in zone abbastanza desolanti, con sottopassi e
posteggi, per poi ritornare verso la partenza costeggiando il lago, con circa 4
km di assoluta bellezza. Il gonfiabile all’esterno del centro sportivo sancisce
la mezza maratona e lancia i maratoneti verso il secondo giro, mentre chi ha
scelto la gara di mezzo conclude la sua fatica. La pioggia continua imperterrita
e la stradina di campagna si è riempita per bene, quindi non resta che entrare
nell’acqua gelida, inzuppando ancora di più le scarpe. Siamo al 25° e dopo aver
tenuto regolarmente i 5’ al km fino alla mezza, mi concedo una decina di km a
ritmo più lento per poi allungare sul finale. Nonostante tutto mi sento bene e
arrivato sul lungo lago cerco di allungare, ma dopo soli 2 km, una fitta al
polpaccio sinistro mi costringe a desistere ed a tirare i remi in barca. Subito
dopo la gara mi aspetta il viaggio in macchina e con i crampi come faccio ad
arrivare a casa? Tranquillo concludo in 3h50’10’’ felice di ritirare la maglia
tecnica e soprattutto la medaglia. Come taglio il traguardo mi aspetto le solite
signorine che te la mettono al collo, invece niente. Le distribuiranno
all’interno, insieme alla maglia, invece con sorpresa, mi sento dire che la
medaglia non è prevista. Nooo! Nelle maratone all’estero ci tengo, mi piace
riporla in valigia e tenerla come ricordo. E non è la sola mancanza, andrebbero
migliorati anche i posizionamenti dei cartelli kilometrici, pochi dal 5° al 35°,
aumentati i tappeti per il rilievo tempi, presenti solo a metà gara e
rinvigorito il ristoro finale. Questa 30^ edizione va in archivio con la
vittoria in campo maschile di Alexandre Rognon in 2h30’18’’ e femminile di Anna
Ackermann in 3h09’45’’. Al traguardo solo 228 concorrenti e non è un caso se la
Maratona del Ticino non decolla, serve ben altro.
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