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LAVAREDO ULTRA TRAIL 2010
classifica  -  certificato

E’ dalla 50 km di Romagna che non indosso il pettorale e 2 mesi di astinenza si fan sentire, ti riempiono di dubbi, specialmente se alle porte c’è la Lavaredo Ultra trail, gara di 90 km con 5000 di dislivello positivo. La preparazione è stata deficitaria, si spera nella memoria del nostro fisico, degli allenamenti lunghi in vista del Passatore, poi rivelatisi inutili per la mancata partecipazione. Sciolgo la riserva solo in settimana, decido di aggregarmi a Rasta, Grisù e Simo e partiamo per l’avventura sulle Dolomiti Bellunesi. Arriviamo ad Auronzo di Cadore di tardo pomeriggio e nel palaghiaccio prendiamo contatto con la rigidità dell’organizzazione che verifica tutto il materiale obbligatorio. Zainetto, maglia manica lunga, pantaloncino a tre quarti, giacca antivento, coperta termica, fischietto, luce frontale, batterie di ricambio, un litro d’acqua e barrette. Ricevuto il pettorale ci mettiamo in fila per il pasta party ed alle 20.00 la cucina sforna una gustosissima ed abbondante porzione di penne al pomodoro, accompagnate da una buona birra. Non soddisfatti ci rifugiamo in un locale tipico per una pizza, Coca e Caffè. Sono già le 22.00 ed arrivati al palaghiaccio ci accorgiamo che il clima gara è già presente, parecchi son in attesa del briefing, di tutto vestiti. Assistiamo alla presentazione e l’organizzatore ricorda, se proprio qualcuno non l’avesse capito, che il percorso è molto duro, con salite da affrontare solo se in condizione, altrimenti meglio fermarsi,non continuare. Qualche tremolio alle gambe mi viene ma alla mezzanotte tutto scompare, la Lavaredo ha inizio ed i 500 iscritti si incanalano lungo la ciclabile per avvicinarsi al sentiero che porterà alle Tre Cime di Lavaredo. La serata è freschina, siamo intorno ai dieci gradi, il cielo non è limpidissimo. All’improvviso sbuca dalle montagne una gigantesca luna piena e l’animo si riempie, mi vengono in mente le nostre uscite ed inizio a fantasticare, a ricordare le montagne Bergamasche, i nostri luoghi. L’adrenalina sale, come la strada che ci porta sempre più su, nel buio infinito della notte ed inizia lo spettacolo. La vallata si illumina di centinaia di luci, le lampade frontali disegnano il percorso e guardando in alto vedi le stelle, a contatto dei primi, e sotto un immenso serpentone, che silenzioso rispetta la maestà delle Tre cime di Lavaredo. E’ un emozione forte lambire queste vette, quando le intravedi illuminate dalla luna non senti più la fatica, ringrazi solo di esserci, ed ammiri, con il cuore in gola, il fantastico regalo della natura. Come se non bastasse, sul pianoro entriamo a contatto con la neve, una muraglia ci toglie la visione ed i brividi questa volta sono per il freddo, sprigionato dai due lati che abbracciano il nostro passaggio. Lasciamo questa meraviglia ed affrontiamo la discesa, serve cautela, il fondo è ghiaioso e con molti sassi, la luce delle lampade insufficiente e mancano ancora oltre 70 km. Passato il rifugio Locatelli ed arrivati nella vallata si risale su un sentiero erboso e ci ritroviamo di fronte le bianche montagne Dolomitiche, a fianco un ruscello e l’alba che inizia a fare la sua comparsa. Sono le 4.45’ ed è ora di abbandonare la frontale, approfitto del quadretto naturale e mi siedo su un sasso, tolgo la marmellata dallo zaino, l’acqua e faccio uno spuntino. Devo centellinare le forze, non mi interessa il tempo, voglio finire la gara e gustarmi fotografie che rimarranno indelebili. Riparto con obiettivo ristoro al 42° km, le frecce mi portano in un tratto boschivo fino a sbucare al Lago di Misurina, quindi ancora bosco per un totale di circa 10 km. L’umore è cambiato, non sopporto il chiuso delle abetaie, il Trail 3 Comuni dello scorso anno mi ha nauseato a tal punto che, superata l’ora di corsa senza vedere l’azzurro del cielo, vado in paranoia, comincio ad imprecare e perdo le motivazioni. Finalmente incontro Luigi e Ilenia al ristoro, mi fanno tornare il sorriso, mangio due uvette, riempio le borracce, mi cambio e resto a mezze maniche. E' tarda mattinata, il pensiero va agli amici del Fosso, staranno aspettando le classifiche, le ritroveranno solo la Domenica. Il sole picchia sulle nostre teste ed inizia una lunga salita che ci porta nella Val di S. Vito ed alla Forcella Grande. Durissima ed infinita, compensata dall’improvvisa vista della Torre dei Sabbioni, imponente cilindro che domina l’altopiano e che non smetto di guardare. Non ne avevo mai sentito parlare, ed è forse per questo che rimango abbagliato, non posso fare a meno di fermarmi, prendo ancora la mia marmellata, un sorso d’acqua e via. La discesa è brutta, frastagliata e serve attenzione, in vari punti ci sono volontari del soccorso alpino che vigilano sui concorrenti. Il rifugio S.Marco ne segna la fine ed il traverso ci porta verso la forcella piccola che si vede in alto, in lontananza. La temperatura è aumentata, bevo in continuazione rifornendomi dai ruscelli che scendono dalla montagna, ed alla fine saranno oltre 15 i litri ingeriti ed altrettanti gli stop per fare plin plin. In uno dei tanti ruscelli da superare mi bagno completamente le scarpe ed iniziano i guai, compaiono le vesciche ed in discesa non posso che camminare. Fisicamente sto bene, incredibilmente non ho crampi, il morale è buono e dopo il ristoro del 62° km mi preparo per quella che al Briefing è stata definita la salita durissima, da fare solo se in buone condizioni. 800 metri di dislivello in 3 km, purtroppo tra gli alberi, li affronto bene, le gambe girano, in 40 minuti sono in vetta e mi dico “ ormai è fatta “. Col Cavolo, l’avessi mai pensato, inizia il tratto più brutto di tutta la Lavaredo, su e giù in un sentiero strettissimo ed erboso, nel bosco, poi una carrabile, quindi ancora saliscendi a non finire. Sotto vedo Auronzo di Cadore, prima o poi si scenderà, ed invece un’agonia lenta accompagna questi ultimi km, il dolore ai piedi aumenta, queste variazioni mi innervosiscono. Finalmente un lungo discesone mi porta verso il traguardo, faccio passettini brevi per non peggiorare la situazione, fino a quando, finalmente, ritrovo la ciclabile, per gli ultimi km in piano. Mi metto a correre e tutto d’un fiato arrivo al traguardo, all’interno del palaghiaccio, dove mi accolgono le urla di Ilenia, Matteo, Luigi, Rasta, Grisù e Simo, dopo 18h51’53’’ ed in 153^ posizione. Son contentissimo. Finisce qui la Lavaredo Ultra Trail, con tante emozioni, immagini difficili da dimenticare e qualcosa da rivedere. Ma forse è solo una questione personale.