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EGITTO
 

L' Egitto divide il suo territorio tra Africa ed Asia, conta oltre 80 milioni di abitanti e la maggior parte vive sulle sponde del suo grande fiume, il Nilo. Continuamente abitata sin dal 10° secolo a.c. ha tramandato preziosi monumenti ed antiche rovine e conserva l'unica tra le sette meraviglie del mondo antico che sia giunta sino ai giorni nostri, la piramide di Cheope. Da sempre meta turistica per eccellenza, per i suoi siti e per il mare, ha conosciuto negli ultimi anni una crisi irreversibile per la situazione politica instabile e per i tumulti di piazza. Nel gennaio 2011 una grande rivolta di massa portò alle dimissioni del presidente Mubarak e nel 2013 un colpo di stato instaurò i militari al potere. Piazza Tahrir è stata teatro di scontri e si contarono a centinaia i morti e ad ogni anniversario, si scrivono tragiche pagine con vittime, feriti ed arresti. Processi di massa vengono istituiti con sentenze pesanti, come quella confermata pochi giorni fa con 183 persone condannate alla pena capitale, a seguito degli scontri dell'Agosto 2013, in cui morirono 700 persone tra cui 11 agenti di polizia.

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IL CAIRO

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(13)-26/02/2015 Aereo Amman-Il Cairo: Novanta minuti di volo ed approdo a Il Cairo, la città delle piramidi e del Nilo. Ho l'albergo in una zona vicina a piazza Tahrir, simbolo della rivolta egiziana contro Mubarak e teatro solo un mese fa di scontri violenti tra manifestanti ed esercito, che causò decine di morti. La mattina di Venerdì 27 mi incammino verso la piazza per prendere la metro ed andare alle piramidi di Giza e lungo il tragitto incontro barriere mobili e fisse usate per isolare la zona a fine Gennaio. Ci sono ancora i segni degli scontri, gli accessi alla metropolitana sono chiusi e Tahrir Square è presidiata da forze antisommossa con passamontagna, per la presenza di due manifestanti con cartelli e bandiere. Faccio foto alla piazza, inquadro in modo ravvicinato anche i poliziotti, prendo i dettagli delle barriere con filo spinato e dei pezzi di porfido divelti e mi dirigo verso un'altra fermata. Nel tratto successivo continuo a fare foto a strade e palazzi, come faccio da mesi e nel frattempo arrivo ad un'altra piazza da me sconosciuta, ma che mi attira per un vistoso cartello con scritto Museum. Faccio una serie di click quando vengo avvicinato da una persona in divisa che mi dice di seguirlo. Al momento non realizzo e quando chiedo spiegazioni non mi risponde e mi fa entrare in una palazzina tetra e super presidiata. Sono praticamente in una caserma o commissariato e vengo fatto accomodare in un ufficio, di fronte a quattro militari, che iniziano con la richiesta documenti ed il sequestro della macchina fotografica. Controllano le foto e parlano tra loro e quando cerco di spiegare che ero all'oscuro del divieto di fotografare musei, capisco che nessuno di loro parla inglese. Panico totale, continuano a parlare e scrivere, mentre arrivano altri funzionari che scuotono la testa e quando escono probabilmente vanno a relazionare qualche superiore. La mia preoccupazione non è per le foto alla piazza, ho il timore che vadano a verificarle tutte e trovino quelle con le barriere di filo spinato e sopratutto le foto dei poliziotti con passamontagna. Quindi prendo tempo, inizio a parlare inglese sperando che qualcosa capiscano ed in cinque riescono a decifrare le mie giustificazioni. La situazione sembra si stia stemperando quando arriva quello che dovrebbe essere uno dei superiori e si fa spiegare tutto l'accaduto ed inizia a far scorrere le foto. Fortunatamente dopo Tahrir ne ho fatte tante, alle vie, alle macchine che in Italia vedevo 40 anni fa e che qui circolano ancora normalmente, ai negozi di frutta ed altro e questo mi salva perchè arrivato ad un certo punto, il boss riconsegna la macchina al funzionario, pur scuotendo la testa. Gli spiego che sono appena arrivato in città, che rimarrò 6 giorni e poi andrò a Sharm, e qui il mio Iphone mi viene in soccorso, con la visualizzazione delle prenotazioni degli alberghi e del volo aereo. Continuo a sostenere che delle foto a me non interessa niente, che ero all'oscuro dei divieti e propongo di cancellarle. Si consultano, mi fanno la romanzina, mi spiegano che piazze, edifici e musei non si possono fotografare e mi invitano a cancellare le foto. Prendo la macchina fotografica, le elimino velocemente tirando un sospiro di sollievo e mi riconsegnano la carta d'identità. Sono passate due ore e quando mi accompagnano all'uscita, mi fanno capire che poteva andare peggio, che comunque i miei dati sono stati archiviati e che devo stare attento perchè un'altra volta non potrà finire così. Questo è stato il benvenuto che mi ha riservato l' Egitto.   La città: Nel mio viaggio non potevano mancare gli antichi egizi e nella visita a Giza, sono rimasto meravigliato dalla maestosità della piramide di Cheope, come pure da Chefren e Micerino. La Sfinge, con volto umano e corpo di leone accovacciato, mi ha abbastanza deluso pur con i 20 metri di altezza, apparendo minuscola rispetto ai giganti di pietra. In pieno centro, bello il museo egizio con la maschera funebre d'oro del faraone Tutankhamon, poi le mummie, i gioielli e centomila reperti archeologici dell'antico Egitto. Altro di questa città non vale la pena menzionare, la trovo abbastanza brutta, con edifici in stato pietoso, strade dissestate, sporco ovunque, macchine stravecchie, con tante Fiat 124, 127 e 128 che da noi nemmeno il demolitore vorrebbe. Il turismo al Cairo è praticamente zero, quelli che arrivano provengono dai resort del mar Rosso ed in giornata fanno piramidi e museo. Quei quattro gatti che si fermano in città più giorni, vivono in un contesto assurdo, vengono continuamente inseguiti da personaggi vergognosi, bugiardi, che inventano strade e biglietterie chiuse per poi portarti in negozi o agenzie, ti disorientano ed infastidiscono in ogni momento, non ti lasciano respirare e devi continuamente ripetere NO THANKS, dieci, cento volte al giorno. All'interno di Giza, ti inseguono proponendo gite con cammelli, cavalli, calessi, ti affibbiano cartoline, magliette, gadget di ogni genere, non ti fanno gustare la bellezza delle piramidi e ti fanno solo innervosire. Capisco che devono vendere per sopravvivere, ma ho visto situazioni peggiori, in Cambogia, India e Thailandia per esempio, ma con dignità e rispetto. Il clima che si respira purtroppo è pessimo, c'è polizia dappertutto, nel vicolo a fianco del museo egizio stazionano carri armati e blindati pronti ad ogni evenienza, con un occhio su piazza Tahrir per un rapido intervento. Nella settimana di mia permanenza ci sono stati 5 attentati e dei morti, con obiettivi come l'alta corte ma anche fast food e turisti. Finalmente è arrivato il momento di spostarmi verso il mar Rosso, addio Il Cairo, a mai più rivederci.

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SHARM EL SHEIKH

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(14)-04/03/2015 Aereo Il Cairo-Sharm El Sheikh: Dal 1° Novembre, giorno della mia sospirata libertà lavorativa, non ho fatto altro che organizzare itinerari con voli, bus e alberghi. Nell'ultimo mese, ho toccato Istanbul, la Giordania, Gerusalemme ed Il Cairo, zone non certo tranquille che qualche strascico hanno comunque lasciato. Vista la vicinanza del mar Rosso, con prezzi vantaggiosi per periodo e crisi turistica, decido di regalarmi due settimane di assoluto relax in uno splendido resort, con tutti i privilegi del "all inclusive". Scelgo la zona di Baia Nabq, sul golfo di Aqaba e lontano dalla città, praticamente la parte egiziana rispetto a quando ero in Giordania. Le grandi catene alberghiere si sono impossessate di questa parte di costa ed hanno creato strutture per tutte le tasche, in un oasi super protetta con tanto di esercito e sicurezza privata. Le temperature in questo periodo non superano mai i trenta gradi, l'acqua è piuttosto freschina, le giornate abbastanza corte e non c'è la ressa dell'alta stagione. Il classico posto dove si può esagerare con cibo, alcolici, bevande e dolci, a tutte le ore. E così è stato anche per me nei primi tre giorni, poi mi sono dato delle regole ed ho intervallato mare e spiaggia a camminate e palestra. Dopo oltre quattro mesi, ho rimesso le Mizuno e gradatamente ho iniziato a correre, arrivando all'ora dopo due settimane, con grande soddisfazione e ritrovata voglia. E' stata una bella parentesi, un'occasione per ricaricare le pile, in previsione dei prossimi mesi con continui spostamenti tra Oman, Sri Lanka e Madagascar. 

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